Bangladesh e Bellaria Igea Marina: un legame profondo

 L’ articolo che potete leggere qui, è lo stesso che trovate sul Nuovo cartaceo (n.5 di ottobre 2015) in distribuzione oggi (meteo permettendo), con l’aggiunta di riferimenti multimediali e link che arricchiscono la notizia. In particolare troverete link ai diversi personaggi  trattati e la clip ( nella parte finale dell’articolo) al canto bengalese che una bambina portò in Italia, dapprima in una classe a Igea Marina con il maestro Leonardo Neri e poi a Bologna, dove vinse lo Zecchino d’oro del 1986. Un canto bellissimo nel testo  (di Tagore) e nella musica (melodia popolare bengalese), e che rimanda alle tradizioni e allo spirito di un popolo che ha molto sofferto e molto, purtroppo,  sta ancora soffrendo.

 

Le recenti notizie, provenienti dal Bangladesh, che riferivano di un italiano ucciso dall’ISIS e precisamente un volontario della zona del ravennate di circa cinquant’anni d’età, hanno fatto sobbalzare il cuore a numerosi bellariesi ed igeani.  (Vi sono peraltro inquietanti aggiornamenti).

Non è tuttora chiaro se vi sia realmente l’ISIS dietro a questo delitto, mentre sono state rapidamente chiarite le generalità dell’uomo.  Si tratta di Cesare Tavella, da anni impegnato in quelle terre a sostegno di progetti di carattere internazionale.

Il Bangladesh è il paese dove ha operato Sara Foschi, a cui lo scorso anno è stato conferito il Premio Panzini e che ora vive a Bellaria per poter curare, con speranza di guarigione, uno dei  bambini da lei accuditi (vedi intervista su Il Nuovo n. 2 del 6 marzo 2015). Ma il Bangladesh è anche la terra nella quale si sono costruiti stabili rapporti da parte di un gruppo di parrocchiani di Bordonchio. Gruppo che poi si è esteso ad altre parrocchie e che svolge un intenso lavoro di raccolta fondi per realtà educative presenti in Bangladesh.

Anima di questa febbrile attività (adozioni a distanza, invio fondi, tessitura di rapporti) è Leonardo Neri, che abbiamo intervistato.

Leonardo Neri e Maria Teresa Mingazzini (sulla sinistra) in Bangladesh
Leonardo Neri e Maria Teresa Mingazzini (sulla sinistra) in Bangladesh

Leonardo, vi siete presi un bello spavento…

Enorme. Sentendo le notizie dell’omicidio di un cinquantenne romagnolo abbiamo pensato ad un nostro caro amico, persona assai nota a tutti gli igeani. Ovviamente rimane il dolore per Tavella, ma Rudy è vivo.

Chi è Rudy?

Rudy Bernabini ha vissuto per molti anni a Igea Marina ed è ricordato da tanti, perché lavorava alla gelateria K2 in centro. Poi ha incontrato don Oreste Benzi ed ha deciso di partire in missione, come missionario laico. Noi siamo in contatto con lui ed è a lui che mandiamo i nostri aiuti.

Qual è l’opera di Barnabini?

Dopo aver lavorato nella Papa Giovanni che laggiù ha importanti realtà, ha messo in piedi un’organizzazione autonoma, sempre in contatto con il vescovo locale. Il vescovo è venuto anche qui a Bordonchio per ringraziare e testimoniare il lavoro svolto. L’opera di Rudy si chiama Aste Aste, che significa Piano, Piano. Svolge attività educativa, vista la situazione pessima delle scuole bengalesi, e di supporto ai bambini abbandonati. Accoglie tutti, anche i più disperati.  In questo momento vi sono due scuole, per circa 100 bambini, fino all’età delle nostre medie.

Rudy ha saputo di Cesare? Lo conosceva?

Sì naturalmente ha saputo. Non lo conosceva, sono su parte del territorio differente, così come distante geograficamente è anche la Sara. Ma occorre dire che la paura che abbiamo avuto che potesse essere lui la vittima è giustificata non solo dalle somiglianze (terra di provenienza, età…) ma anche dal fatto che Rudy è in grave pericolo.

Di che si tratta?

Rudy ha messo in piedi una bellissima realtà, bonificando il terreno, costruendo le scuole, costruendo servizi. Ora qualcuno vi ha messo gli occhi sopra e lo sta minacciando. La situazione è assai critica. Le autorità gli hanno consigliato di non uscire dalla missione. Ha già subito aggressioni, sia lui personalmente che i suoi collaboratori.

Chi può volergli del male?

Vi sono gruppi locali, assetati delle terre e dei beni. Ma è anche tutto confuso… Terrorismo e malavita spesso si mescolano e si confondono. È un società fortemente disgregata, dove corruzione, violenza, assenza di un tessuto sociale ed umano sono terribili. Per questo è così importante la presenza dei nostri là. Portano un modo diverso di vedere le cose, aiutano concretamente…

Voi siete da sempre impegnati a sostegno di quelle popolazioni… Ci racconta come è iniziato questo rapporto?

L’inizio dell’attività del nostro gruppo risale al 1979. Lo spunto venne da Carla d’Alessandro, qui di Bordonchio. Artista, animo sensibile, aveva iniziato a raccogliere pochi soldi, che segnava su un quadernino. Ci diceva, “sapete che anche con 50 lire là si possono fare un sacco di cose?” e io, che facevo catechismo alla sua figlia ho iniziato a darle ascolto.

Ma i contatti con il Bangladesh?

Sono cresciuti grazie a Romano Maglioni, di Modigliana, grandissimo uomo, purtroppo oggi scomparso, impegnato in questa febbrile attività. Lui, padre di sei figli, tutti contestatori al tempo del ’68, aveva superato una grande crisi personale grazie all’incontro con padre Marino Rigon, che così abbiamo potuto conoscere personalmente in uno dei nostri viaggi in quelle terre.

Padre Marino Rigon
Padre Marino Rigon

Ci parli di padre Marino Rigon…

Padre Marino (che ha una pagina facebook quale personaggio pubblico, dedicatagli dal nipote nel 2012 in occasione dei suoi novant’anni ndr), saveriano, è uno dei più grandi studiosi e traduttori italiani di Tagore, che apprezzò arrivato in Bangladesh dove è missionario dal 1953. È, per il paese intero e per il mondo, una vera autorità.

La bimba bengalese che i padri saveriani portarono in Italia allo Zecchino d'oro. MA prima canto qui, in un'aula della scuola elementare di Igea, tenuta dal maestro Leonardo Neri.
La bimba bengalese che i padri saveriani portarono in Italia allo Zecchino d’oro. Prima cantò qui, in un’aula della scuola elementare di Igea, per una classe del maestro Leonardo Neri.

Un anno ci fecero una sorpresa. Vennero a trovarci, c’era un bimba bengalese che, ci dissero, cantava una canzone. Ricordo che la portai in classe per far sentire il canto ai miei bambini, essendo io maestro. Un bellissimo canto le cui parole erano di Tagore. La melodia è un canto popolare bengalese. Si intitolava “Ambra sarai ragia”, e partecipò allo Zecchino d’oro dove vinse il primo premio (1986). Fu tradotta con la frase “Siamo tutti dei re”, un canto di grande dignità… Vinse anche un premio in danaro che andò tutto per le missioni di padre Marino.

Oggi voi siete attivi e continuate a inviare fondi… Come trovarvi?

Sì, li inviamo a Rudy, attraverso il Comitato di gemellaggio dei popoli. Potete chiamare Maria Teresa Mingazzini (0541330556) oppure Gabriella Zanzani (0541331258). Occorre aiutare la presenza dei nostri missionari in quei paesi. Sono l’unica speranza per quei popoli e per noi stessi. Stanno costruendo cose importanti, ma soprattutto portano una luce, una speranza, che la violenza del mondo vuole spegnere.

padre marino rigon con giornalisti
Padre Marino RIgon, a sinistra, insieme a giovani giornalisti

Il giornalista mussulmano Rafi, così descrive padre Marino Rigon (nella foto sulla sinistra) su Star Insight.

“Mi sono messo in viaggio da Dhaka a Mongla – 15 ore di pullman – per incontrare un bengalese vero: padre Marino Rigon, un prete cattolico nato in Italia nel 1925. Nel 1953 questa nobile persona era arrivata in Bangladesh come missionario. Quasi immediatamente, egli si è innamorato del nostro paese e vi è rimasto per 55 anni. Si è innamorato anche della nostra lingua e letteratura, fino a tradurre in italiano 45 opere di Tagore e altri capolavori di grandi scrittori bengalesi”.

L’articolo intero lo potete trovare cliccando qui.

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