Festa dei Cento giorni: da vittime a carnefici. Speculazioni giornalistiche sui nostri giovani

Ricordate la festa dei cento giorni? Poco più di una settimana fa, si sono radunati oltre duemila giovani al nostro Palacongressi (prima il ritrovo era tradizionalmente al Rio Grande) per festeggiare l’avvicinarsi della fine del loro percorso scolastico alla scuola superiore.

Ebbene cosa ricordate? I lettori dei quotidiani (in realtà di uno solo) ricorderanno probabilmente  uno scempio, bande di giovani dediti alla violenza gratuita,  una serata vicina alla guerriglia.

Così iniziava l’articolo del Resto del Carlino del 9 marzo (qui integrale):

«Gli studenti festeggiano la “festa dei 100 giorni” massacrando le auto parcheggiate”.  (…) ora i carabinieri stanno cercando di individuare i responsabili di quello scempio

e si continuava così,

«Certo è  che ieri mattina in caserma sono cominciati ad arrivare alcuni residenti della zona letteralmente imbufaliti. Le loro macchine era state massacrate da calci e pugni, carrozzerie rigate, specchietti divelti e vetri rotti. Le denunce stanno continuando ad arrivare, fino ad ora le macchine rovinate sarebbero almeno una decina, tra quelle parcheggiate sulla strada del Palacongressi e in alcune vie limitrofe. I militari non hanno molti dubbi sugli autori della scorribanda, dal momento che alcuni passanti avrebbero visto alcuni ragazzi che si divertivano a infierire sulle auto.»

Scenari apocalittici, tali da gettare una luce oscura sui ragazzi, sulla festa, sull’opportunità di accogliere eventi di questo genere.

Avendo la fortuna di fare come mestiere il docente (il mestiere più bello del mondo), la mattina ho chiesto ai ragazzi (ho tre quinte) cosa fosse successo. ( Con i ragazzi i giorni precedenti scherzando dicevo, “trattatemi bene la mia Bellaria, mi raccomando!”).  La risposta attonita è stata, “non ci siamo accorti di nulla. Solita serata come in discoteca, anzi c’erano un sacco di carabinieri e vigili urbani…”.  I ragazzi, dopo la lettura insieme dell’articolo, ancor più stupiti di me,  avevano ipotizzato possibili accadimenti in vie non troppo vicine al Palacongressi, perché non si erano accorti di nulla.

Accade poi, che in occasione della serata sulla sicurezza, il Sindaco ringrazia le forze dell’ordine e parla di un evento dei Cento giorni in cui un solo fatto criminoso di una sola macchina poteva essere ricondotto all’evento stesso. Anzi l’amministrazione, in quell’occasione, aveva rilasciato un comunicato decisamente esplicito, in cui spendeva un giudizio totalmente in contrasto con le notizie lette sul quotidiano. (Eccone uno stralcio. “Ultimo in ordine di tempo, il servizio straordinario prestato in occasione della “festa dei 100 giorni” al Palacongressi, che si è chiusa, a dispetto di quanto ventilato in questi giorni, con una sola denuncia – per il danneggiamento di un’auto – riconducibile allo stesso evento.”)

Negazione della realtà? Salvaguardia del potere, del buon nome della città? I soliti politici?

Non resta che alzare la cornetta e chiamare il Comandante dei carabinieri, Antonio Amato, per un suo chiarimento “ufficiale” della situazione, chiedendo a lui di dichiarare alla nostra testata quante denunce siano arrivate in caserma, in quell’occasione. E qui la sconcertante sorpresa.

Comandante, ma vi sono state decine di denunce o solo una?

Vi è stata una sola denuncia legata alla serata dei Cento giorni. E le dirò di più, la denuncia è stata relativa ad un furto che quattro ragazzi hanno subito.

Come dice?

Ha capito bene. I ragazzi sono vittime non autori di crimini. La serata si è svolta nella più assoluta normalità. Una macchina dei ragazzi, al ritorno, erano già nella zona di Igea, resta  in panne. Si ferma una persona, spacciandosi per meccanico e si offre di aiutarli. Salito in auto  ruba una ventina di euro ed un iPhone che erano sul cruscotto e fugge. L’abbiamo ritrovato grazie alla funzione dell’iPhone (find my Phone) perché il ladro se lo portava addosso. Abbiamo individuato l’abitazione ed abbiamo trovato la refurtiva, compresa quella di due furti precedenti presso negozi di parrucchiere. Era un personaggio a noi già noto.

Ma allora gli atti di vandalismo, le denunce che continuavano d arrivare in caserma…?

Guardi non ne so nulla. Da noi non è giunto assolutamente nulla. Le posso anche dire che, tra noi e vigili urbani, vi erano 16 uomini a quella festa e non è stato registrato nulla di simile. Sono piuttosto perplesso su come possano girare queste voci, che fanno male al paese, creano sconcerto, e soprattutto sono basate sul nulla. 

Può essere che i cittadini non abbiano denunciato, ma siano stati vittime di abusi?

Ma la prima cosa che uno che ha subito un atto di vandalismo deve fare per sperare di essere ripagato è la denuncia. Escludo che nessuno sia venuto da noi, pur avendo subito danni gravi all’auto. E le ripeto, in quella serata non vi è stato nulla di particolare.

V’è da chiedersi dunque come sia potuto nascere quanto avete letto. Certo sarebbe stato semplice accertarsi sui dati (il numero di denunce, almeno, è un dato oggettivo). La notizia  è stata perfino rincarata sul quotidiano, che parla dell’accendersi  di un dibattito sui social: “scoppia il caos sui social!”  (sic!)

Due dubbi.

Non è che anziché aver aperto un dibattito sui social, ci si sia ridotti a trascrivere su carta quello che si vociferava sui social (notoriamente pieni di bufale date in pasto a folle inferocite e indignate), senza fare le dovute verifiche? Purtroppo questa è una pratica sempre più frequente e denunciata in più dibattiti, anche all’interno dell’ordine dei giornalisti.

Notizie come queste generano danni gravi, a tutti i livelli. Nella mia scuola, leggendo le news, alcuni insegnanti sconsolati hanno chiesto di rivedere alcune scelte e posizioni relativamente  a questa festa (con atti di restrizione). Una festa che resta ad “alto tasso alcolico” e discutibile per tanti motivi, come tuttavia è, purtroppo, il “normale” divertimento dei nostri giovani, molto spesso connotato dal vuoto. Vuoto che noi adulti induciamo ed alimentiamo. Offrire letture devianti sui fatti,  rese così clamorose e “devastanti”, non aiuta a riflettere seriamente sulle situazioni e lascia aperta una mancanza di dialogo intergenerazionale, che è parte della causa del  vuoto di cui si diceva.

Come direbbe il buon Nanni Moretti, “Bene, andiamo avanti così! Facciamoci del male!”

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