La forza graffiante del blues nelle lezioni di Giacomo Maioli

Continua il nostro viaggio alla scoperta dei maestri di musica della Glenn Gould di Bellaria Igea Marina. Anche questa volta non mancano sorprese, per la ricchezza di creatività e per la libertà nello svolgere il proprio lavoro. Possiamo oramai con sicurezza dire che non si parla solamente di docenti ma soprattutto di uomini appassionati alla musica ed alla bellezza, e proprio per questo maestri a tutto tondo.  Ed è questo il caso anche di Giacomo Maioli, da anni insegnante di chitarra moderna sia a Bellaria Igea Marina che in altre scuole riminesi. Incontriamo Giacomo presso la sede di Igea della Glenn Gould e la conversazione procede in mezzo ad un mare di note che provengono dalle restanti aule.

Giacomo come è nata la passione per la musica?

È nata in casa. Mio babbo era batterista del gruppo Axis Bold, di cui parlò anche Il Nuovo (n. 5 del 5 marzo del 2010 . Ricordo perfettamente che c’era spesso una chitarra dietro al divano di casa mia. Era del chitarrista del gruppo. E io mi divertivo a prenderla e fingere di suonare. Così è nata la passione per quello strumento che semplicemente, da bambino, mi affascinava. Ma poi in casa la musica non solo la si ascoltava ma la si respirava!

Come sei passato da questa prima passione, ad imparare realmente lo strumento?

Ho frequentato la scuola Glenn Gould, quando era a Bellaria. Ricordo ancora l’insegnante di allora, Giuliano Pasolini. Poi ho preso lezioni di chitarra Jazz da Franco Gnassi ed infine mi sono iscritto e diplomato alla Music Academy di Rimini, scuola che vanta numerose sedi in tutta Italia, tra cui appunto Rimini, e contatti con Università e la stessa Comunità europea. Qui sono maturato pienamente dal punto di vista musicale. È stata un’esperienza entusiasmante.

Il tutto accanto agli studi nella scuola, immagino.

Sì. Ho cercato di conciliare la passione e lo studio della musica con la scuola. Ho frequentato  prima lo scientifico a Cesenatico e poi ho conseguito la laurea in comunicazioni pubblicitarie, all’interno della facoltà di sociologia ad Urbino.

E riuscivi a fare tutto?

Beh diciamo che la musica aveva sempre la priorità!

E poi l’insegnamento.

Sì, ho iniziato qui con Gambarara e non ho più smesso. Ho insegnato anche a Novafeltria ed ora collaboro con una scuola di Rimini.

Qual è il tuo rapporto con la musica, quali generi in particolare ami di più?

Come dicevo prima, la musica per me è come un’aria che si respira, per cui la amo tutta. Però io suono particolarmente il blues. Per quanto sia un genere più semplice da suonare, ad esempio del Jazz -raffinatissimo-, è una musica non affatto semplice da sentire, come affermava Jimi Hendrix. Per capire il blues bisogna sentirlo dentro, è viscerale, devi lasciare che attraversi il corpo e l’anima per capirlo. Ecco,  le emozioni che provo con il blues sono intensissime.

Come nasce questa particolare preferenza?

Sempre da mio padre. Lui ascoltava – ricordo ancora nitidamente il disco in vinile! – Jimi Hendrix e a me in realtà allora non piaceva. Non facile da bambino amare la musica psichedelica! Ma mio padre mi disse, “se diventerai chitarrista, questo sarà uno dei tuoi punti di riferimento”. E così è stato. Ora mi immergo nella musica non solo di Hendrix, ma di tutto il blues tra cui BB King, Buddy Guy, Eric Clapton…

Parlaci del tuo fare musica. In che gruppi hai suonato, quali esperienze?

Ho suonato in diversi gruppi, tra cui i 6was9 (bellariesi), di cui sempre Il Nuovo ha parlato (l’articolo era al’interno dell’inserto curato da giovani – Wave – e sullo stesso Nuovo n. 4 del 18 febbraio 2011 ndr).  L’esperienza più interessante è stata quella con gli Essentia, con cui ho vinto un paio di contest. Siamo anche stati trasmessi in radio più volte.

Che musica suonavate?

Rigorosamente musica composta da noi. Non amo le cover. Ci si può trovare su Soundcloud.

Quindi tu scrivi musica?  raccontaci!

Scrivo da quando da piccolo, con mio fratello, facevamo piccole canzoncine, ad esempio a ridosso del Natale. Non ho mai smesso. Scrivo canzoni, sia testi che musica. Prima nasce la musica e poi le parole si adagiano su di essa. Prima scrivevo in inglese, ma da tempo mi sono buttato sulla nostra lingua italiana, scoprendo che è bellissima e straordinariamente musicale. (a fine articolo riportiamo due testi di Giacomo e un filmato).

Ci parlavi prima dei gruppi. È importante suonare assieme?

La musica è condivisione. Non solo è importante ma è fondamentale. Oggi si sta perdendo un po’ questo aspetto. Invece, solo condividendo con il pubblico e tra musicisti vi è reale arricchimento. Questo è l’aspetto più bello dell’esperienza che faccio qui alla scuola.

Parlaci del tuo insegnamento…

Ho soprattutto ragazzi che vanno dai 10 ai 16 anni, con eccezioni importanti come un signore, 60enne, che qualche anno fa volle imparare  a suonare la chitarra. Si parte da quello che ascoltano, da brani che piacciono loro. La lezione non è accademica, anzi trovo che talvolta l’impostazione classica del conservatorio tolga creatività. Cerco una giusta misura tra la tecnica, comunque da acquisire, e il vivere la lezione come un gusto, una possibilità di esprimere bellezza e se stessi. Questo è un input che mi viene dalla Music Academy, dove attraverso riferimenti a Lacan e a Steiner, abbiamo imparato il valore relazionale della musica. Se la musica è prima di tutto relazione, occorre a lezione ritrovare se stessi, creando una vera e propria empatia tra maestro e alunno.

 

 

 

 

 

Fermo Immagine

 

Labile, come questo fermo immagine

Tu che ridi ed io respiro le mie paure

Ma ora so che non sono più le tue

Piangi e mi dici “sai sto male”

Mentre ti aggrappi al mio orgoglio, ma io non lo lascio andare

A me sai può bastare

Guardami, mentimi come solo tu sai fare

Stringimi, uccidimi dimmi cosa vuoi aspettare

Chissà dove sei, chissà cosa sei

Chissà a quale scusa ti sei appesa

È cosi facile tornare indietro, sentirsi liberi dai propri sbagli

Ma ormai è tardi, lo sai che è tardi

Guardami, mentimi come solo tu sai fare

Stringimi, uccidimi, dimmi cosa vuoi aspettare .

 

 

 

ASSENZA DI GRAVITA’

Sveglia presto la mattina

Solo e lontano via da chi non sei

Mi chiedo il perché, vuoti a perdere, rancori e perdite

Strade senza nome, volti da scoprire

Solo il vento insieme al tuo respiro e ti senti vivo senza fiato

Assenza di gravità disperso in questa realtà

Corpi in equilibrio uniti all’infinito.

Guarda in alto sopra il cielo, sospeso su di te

Sveglia dal sogno alla realtà, reato è fuggir di qua

Strade senza nome, volti da scoprire

Solo il vento insieme al tuo respiro e ti senti vivo senza fiato

Assenza di gravità disperso in questa realtà

Corpi in equilibrio unito all’infinito.

 

 

 

 

 

 

 

 

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