Gabriele Dini presenta il suo libro in biblioteca

Un appuntamento da non perdere: sabato 25 febbraio alle ore 16.30, presso la biblioteca A. Panzini di Bellaria, si terrà la presentazione del libro di Gabriele Dini Umiltà e Margherita. Monache romagnole a Firenze nel Duecento e Trecento (Pazzini Editore). L’evento, promosso dall’associazione Officina delle Idee, nasce dalla feconda collaborazione fra l’autore e l’associazione stessa, già organizzatrice della presentazione del primo libro di Dini, Il silenzio sugli innocenti. C’è un fil rouge che lega le tematiche affrontate dallo storico Dini, di cui abbiamo trattato a più riprese su Il Nuovo, ovvero quello della diversità, di tutto ciò che sta ai margini della storia: vissuta come handicap nel suo primo libro, un excursus storico sulla disabilità nelle varie epoche storiche, vissuto come essere donna nella sua seconda fatica. “Per secoli -ci spiega infatti Dini- anche il semplice fatto di nascere donna è stato considerato un handicap a livello sociale. E si pensi a quante poche attestazioni storiche ci sono sulla violenza sulle donne, vissute in sottomissione nella società greca e romana, oggetto di violenze in quello ebraico. Anche nella cristianità la donna vive uno stato di sottomissione, benché avvenga già una sorta di parificazione di genere dal punto di vista spirituale, ma è con lo straordinario messaggio di Cristo che la figura femminile guadagna una dimensione di libertà”. Ma torniamo al libro, che si configura comunque come una sorta di omaggio alle donne e  alla santità femminile, ma non solo. “Volevo fare un omaggio alla Romagna -ci racconta Gabriele- terra che mi ha accolto e l’ho fatto attraverso il mio interesse per la storia e la santità femminile. Umiltà è una figura più conosciuta, di cui vari studiosi si sono interessati nel corso degli anni, mentre di Margherita rimangono notizie limitate. Il libro ricostruisce quindi la vita di queste due donne, accomunate da una solida fede e da un rapporto molto stretto”. Due esperienze di vita singolari, che Dini cala solidamente nel contesto storico del basso Medioevo, in un avvincente ed ideale viaggio fra Romagna e Toscana. La presentazione del 25 febbraio sarà non solo un’occasione per recuperare l’opera di Dini, ma per approfondirla ed approfondire al contempo altri aspetti del puntuale lavoro del Dini storico e saggista. Con una chicca per chi sarà presente: una lettura in dialetto faentino sulla vita di Umiltà, tratta dagli scritti di Ugo Piazza.

Raccontaci meglio da dove nasce l’idea di un libro su Umiltà e Margherita.

L’idea di scrivere un libro su Umiltà e Margherita da Faenza è nata ai tempi dell’Università, all’epoca in cui studiavo Lettere classiche a Firenze. Ho infatti  sostenuto, tra le tante prove, anche un esame di Storia della Chiesa medievale ed un altro esame di Agiografia, inerente proprio a queste due figure.  Ho quindi studiato i libri che parlavano di loro, ho letto le Vite di Umiltà e sono rimasto affascinato dalla storia di Umiltà e Margherita, perché piena di fede e carità.  Da lì in poi, finiti gli esami e fatta la tesi in Letteratura cristiana antica (tale lavoro era inerente alla spiritualità di un altro personaggio, Basilio Magno), ho continuato gli studi alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e poi dopo il trasferimento in Romagna dovuto a motivi familiari mi sono iscritto all’ISSR “A. Marvelli” di Rimini, dove ho conseguito il Diploma in Scienze religiose con una tesi inerente al monachesimo bizantino. L’accoglienza in Romagna da parte della gente del luogo è stata molto affettuosa e piena di amicizia e quindi fin dai primi anni di permanenza nella mia nuova regione mi è stato possibile collaborare con alcune riviste del luogo. Qui ho continuato a raccogliere materiale per realizzare il libro s Umiltà e Margherita da Faenza, un progetto mai abbandonato nel corso degli anni. A questo scopo mi hanno fornito prezioso materiale le monache fondate da Umiltà ed il responsabile della biblioteca diocesana di Faenza, don Ruggero Benericetti, persone gentilissime a cui va il mio grazie. Con questo libro ho voluto fare un omaggio alle regioni nelle quali si è svolta la mia vita, la Toscana e la Romagna, basandomi sugli studi storici che si sono succeduti nel corso degli anni e aggiungendo a questi ultimi informazioni che provenissero dalle mie personali ricerche.

Il tuo primo libro è invece nato tutto qui in Romagna.

Appena trasferitomi qui ho partecipato ad un progetto di inserimento professionale per disabili (io stesso sono invalido dalla nascita a livello motorio e parzialmente visivo) e fare alcune esperienze di insegnamento. Parallelamente a tutti questi impegni mi sono dedicato alla traduzione di testi greci antichi, lavoro che oggi svolgo online, e ho appunto cominciato a scrivere il mio primo libro, Il silenzio sugli innocenti, un viaggio nel tempo inerente al concetto di handicap presso i Greci, i Romani, gli Ebrei e i primi cristiani. Ho presentato il mio libro in vari luoghi;  poi, dopo aver scritto vari articoli e riflessioni su disabili e disabilità, ho cominciato a dedicarmi ad Umiltà e Margherita.

Gabriele Dini è in compagnia di Elena Giannarelli (relatrice della sua tesi di laurea), Isabella Nocentini (insegnante di greco e latino della sua classe al liceo) ed alcune ex compagne di scuola, in occasione della presentazione del suo primo libro “Il silenzio sugli innocenti” a Firenze, nell’ambito del Convegno dell’Opera Diocesana Assistenza, 7 giugno 2013.

Raccontaci qualcosa in più sulla vita di queste due donne.

Su Margherita da Faenza tuttavia le notizie rimangono ancora oggi limitate. Umiltà e Margherita trascorrono la loro vita prima a Faenza, loro cittadina nativa, e poi a Firenze, città in piena espansione negli ultimi secoli del Medioevo. Entrambe vivono in un periodo durante il quale in Romagna e in Toscana ci sono molte altre donne che si dedicano alla vita religiosa, tra cui figura anche la ben nota Chiara da Rimini. Reclusa in casa propria, sposa, madre, monaca cluniacense, eremita prima in casa di uno zio, poi in una cella a Sant’Apollinare in Arco, infine badessa di due comunità vallombrosane, Umiltà fa tante scelte, senza mai dimenticare l’amore verso Dio e la carità verso il prossimo. Più lineare invece il percorso di Margherita, figlia spirituale di Umiltà: ella vive con serenità la propria vocazione monastica. Dopo la morte di Umiltà, Margherita si dedica infatti al restauro del monastero fiorentino fatto costruire da Umiltà, compie miracoli, prega, ha visioni e muore santamente nel capoluogo toscano. Come la sua badessa, così Margherita è donna di preghiera, si fa costruire una cella dentro il monastero per dedicarsi alla contemplazione solitaria, ma è anche strumento della carità divina verso i bisognosi  e verso chiunque la vada a trovare per ricevere conforto dalle sue parole: a tutti costoro la monaca porta la parola di Dio, nonché sostegno spirituale ed aiuto tramite miracoli e prodigi.

Colpisce la precocità vocazionale di Umiltà.

Sì, Umiltà già durante l’adolescenza abbandona la vita mondana e si dedica alla preghiera e alle opere di carità in casa propria. Non esita ad aiutare i poveri di Faenza, donando loro parte delle proprie ricchezze: questo è un segno della sua precoce e sincera vocazione religiosa. Tuttavia la carità verso Dio e verso il prossimo accompagna tutto il suo percorso spirituale: nel suo primo periodo di vita comunitaria, quando si trova nel monastero di Santa Perpetua a Faenza, aiuta le consorelle malate ed inferme. Poi durante la sua reclusione eremitica Umiltà guarisce un monaco malato e dona conforto spirituale a chiunque vada a trovarla. Altri atti di carità che Umiltà compie a favore dei sofferenti risalgono all’ultimo periodo della sua vita, quello durante il quale la donna ricopre la carica di badessa.

Cosa resta oggi dei luoghi dove le due donne hanno vissuto la loro fede?

Il monastero di Faenza è oggi sede di una casa di riposo per anziani e le monache si sono trasferite in un altro edificio che si trova nell’attuale via Bondiolo, mentre non rimane nulla del monastero fiorentino di Umiltà, fatto costruire nel luogo dove ora sorge la Fortezza da Basso. Le spoglie di Umiltà e Margherita sono attualmente conservate nel monastero dello Spirito santo a Bagno a Ripoli.

In una battuta, il messaggio che hai voluto veicolare con il tuo libro.

Al di là delle riflessioni storiche, Il messaggio che ho voluto dare alla gente tramite questo libro è lo stesso che proviene dagli scritti di Umiltà: “Non c’è notte per chi ama: il cuore di coloro che amano Cristo, sole di giustizia, sempre si rifugia là dove l’umana incarnazione di Cristo si pone oltre ogni altro amore”.

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