Il problema delle élites

Il Fatto: sulla formazione di una classe dirigente capace di governare il processi di sviluppo della società si discute oramai da decenni. Storici, sociologi e politologi sostengono che il nostro tempo è battuto da un vento postdemocratico all’interno di un vasto “effetto serra” politico che si chiama globalizzazione. In questo clima poco ospitale la drastica caduta di ceti politici autorevoli ha visto il trionfo di ceti politici di scarsa qualità dove il problema delle élite è considerato un falso problema.

Il problema delle élites

Il problema delle élites lo aveva percepito già Tocqueville ( Parigi 29.07.1805 – Cannes 16.04.1859 filosofo, politico, storico, sociologo, giurista). Il rischio letale della democrazia era per lui quello di perdere l’attitudine preziosa a selezionare una élite responsabile ,cui affidare la direzione dello Stato e indicava nell’arte dell’organizzazione della società civile, nella partecipazione ben radicata a livello locale, un antidoto alla decadenza del senso della direzione politica. Senza una multiforme società civile , secondo Tocqueville, si insinua nella vita pubblica una letale tendenza alla spoliticizzazione aprendo la strada al trionfo di ceti politici di scarsa qualità.
Per Max Weber ( Erfurt 21.04.1864- Monaco di Baviera 14.06.1920,sociologo, filosofo, economi-sta e storico tedesco) il problema centrale della caduta delle élite risiede nella perdita della funzione dei grandi partiti, destinati ad essere soppiantati da piccoli partiti, con ambizioni di corto respiro. Si assiste, in buona sostanza, al naufragio della classe dirigente di fronte alle pressanti richieste senza alcun senso del generale.
Anche l’economista austriaco Joseph Schumpeter ( Triesch, 8 febbraio 1883 – Taconic, 8 gennaio 1950 ) temeva sulla capacità del sistema politico di selezionare una valida élite in grado di esprimere un efficace governo dell’innovazione. Quando si assiste al collasso della mediazione politica ( quale principale funzione dei partiti), il sistema approda a momenti di anti-politica che contesta la funzione stessa delle élite. La mediazione politica vacilla nel suo lavoro di filtro e la funzione direttiva delle élite viene vista come ostacolo all’attitudine del cittadino a gestire l’agenda politica.

Il problema della selezione delle classi dirigenti.

Le tesi dei tre studiosi, benché lontane nel tempo, sembrano estremamente attuali.
Il quadro politico italiano, dal quale non si differenzia quello locale, si caratterizza proprio per aver espresso una letale tendenza alla spoliticizzazione quale risultato del collasso della media-zione politica per l’affacciarsi sul palcoscenico di piccoli partiti con ambizioni di corto respiro, evanescenti non-partiti del leader sprovvisti di partecipazione ben radicata a livello locale.
Ma un sistema così strutturato, pur conservando le procedure di investitura elettorale, non dispone degli strumenti per gestire l’innovazione, per contenere le spinte disgregatrici, per selezionare le classi dirigenti.
Senza una classe dirigente capace di scardinare il sistema che assegna al leader di turno il compito di recitare e intrattenere il pubblico con diversivi illusionistici e a fiduciari dell’economia la facoltà di decidere i contenuti effettivi delle norme che incidono sugli interessi,continueremo ancora per molto tempo ad assistere impotenti al maltrattamento delle regole e dei valori.

Il problema della formazione delle classi dirigenti.

Una classe dirigente capace di scardinare il sistema non nasce per caso; occorre formazione (continua) per acquisire competenze, verificare attitudini, onestà e responsabilità.
E’ opinione largamente condivisa secondo la quale il crollo del sistema dei partiti al principio degli anni Novanta non ha portato alla ribalta una nuova classe dirigente legata direttamente o indirettamente alla politica.
Col risultato che le riforme strutturali capaci di sostenere la globalizzazione e la crescita interna non sono state compiute mentre è stata adottata più o meno consapevolmente una linea protezionista, limitata agli interessi di alcuni gruppi e non del ceto medio, della piccola e media impresa come, invece, sosteneva la nuova classe dirigente venuta alla ribalta al di fuori della politica.
Ma dove e come si è formata la nuova classe dirigente?
E’ un dato oramai acquisito, ma non per questo condiviso e condivisibile, che le trasformazioni subite dal partito politico hanno mutato una delle loro funzioni fondamentali: quella di selezionare il ceto politico. Questo mutamento è avvenuto da una parte col diffondersi del ruolo ipodemocratico dei cosiddetti pensatoi (think-tank), indipendenti dai partiti politici e in grado di condizionarli, dall’altra col metodo di selezione, per così dire, iperdemocratica, delle primarie che, in nome del primato dell’elettore, annulla l’autonomia politica dei partiti. Un ruolo non secondario è stato di recente assunto da un metodo certamente innovativo. Si tratta dell’esperimento italiano dei Meetup dove vengono trattate problematiche locali, si immaginano mondi alternativi, si dialoga con le istituzioni più prossime. Questo social network ,nato per far incontrare persone con vari interessi in comune, si è rivelato uno strumento per superare l’isolamento e l’apatia generata dalla fine delle ideologie e dallo avvento della globalizzazione. Così prende forma una nuova classe dirigente che intende riempire uno spazio politico lasciato incautamente vuoto.

Non per concludere ma per iniziare.

A questo punto occorre ritornare alle riflessioni iniziali e chiedersi anzitutto se i partiti politici , così come li ha concepiti il nostro ordinamento costituzionale, hanno ancora una funzione qualora, in ipotesi, non fossero più in grado di selezionare il ceto politico. Perché ciò che appare in tutta la sua tragica evidenza, pur nella generale indifferenza, è il vuoto che riempie il dibattito dentro e fuori i partiti, al centro come in periferia, per invertire la tendenza alla spoliticizzazione, per (ri)costruire partiti meno evanescenti e dunque capaci di mediazione politica, provvisti di partecipazione ben radicata a livello locale.
Post.it: le riflessioni che si propongono vorrebbero offrire lo spunto per stimolare il dibattito intorno alla situazione locale dove il problema della selezione della classe dirigente è stato più volte evocato ma, di fatto, mai iniziato.

Primo Fonti

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