Accogliere o rifiutare i migranti? “Senso cinico” o “senso civico”?

Ormai da alcuni anni il tema delle migrazioni è entrato a far parte della nostra quotidianità. Con regolarità ci raggiungono le notizie  di migranti che premono alle nostre frontiere in condizioni degradate. A livello politico il tema delle migrazioni è  uno di quelli che accendono gli animi. Insomma, di immigrazione si parla tanto – spesso sull’onda emotiva  dell’ultimo fatto di cronaca – e non sempre in modo chiaro, come quando si confondono  migranti e richiedenti asilo politico o si ignora volutamente il contributo che i migranti danno al Paese che li accoglie.

Rispetto a tutto ciò si rischia di mettere in ombra  alcuni interrogativi di fondo.

Accogliere e’ un obbligo e fino a che punto? Esiste un diritto a migrare? È un diritto chiudere le proprie frontiere?  E se entrambi i diritti esistono quali dei due dovrebbe prevalere? Il diritto delle persone a migrare o il diritto delle comunità nazionali di chiudere le frontiere ed escludere i migranti ?

Il dibattito attuale sembra incentrato sul presupposto secondo cui l’immigrazione è il problema e il  suo controllo l’unica soluzione che funzioni. Dov’e’ il dibattito, dunque?

In questo momento il disaccordo sembra concentrarsi su chi sia meno tollerante o più spietato nell’espellere gli indesiderati.

In un quadro così confuso, dove si configura un conflitto tra diritti non solo la politica, ma anche la cultura dominante, non sembra in grado di orientare l’indagine sui fondamenti dei diritti e sulla loro giustificazione.

Che non sia ancora nato un altro Mose’ capace di governare l’esodo , attuando la politica capace di condurre il popolo migrante nella terra promessa , e’ un dato di fatto.

Non c’è un partito abbastanza coraggioso da affermare che le risorse del nostro Paese equamente distribuite e della sua economia sarebbero sufficienti a permetterci di condividerle con molte altre persone; che saremmo arricchiti dall’accettazione di molti migranti che contribuirebbero con la loro presenza, la loro cultura, il loro lavoro e le loro tasse allo sviluppo del Paese; che i tratti migliori del Paese si esprimono per mezzo di un’attitudine  generosa e accogliente che prenda in considerazione cosa è meglio per tutti.

C’è invece chi, per giustificare il diritto di escludere, fa appello ai diritti fondamentali che sarebbero minacciati dai migranti quali, per esempio, la libertà degli individui, il lavoro, il welfare.

Ma, costoro, non dovrebbero chiarire se quei diritti fondamentali includono anche il diritto di migrare?

Coloro che giustificano l’esclusione con la necessità di difendere la nostra democrazia non dovrebbero chiedersi quali siano le persone che hanno il diritto di decidere, posto che la volontà popolare e’ sale e fondamento della democrazia ?

Limitare il diritto a chi è arrivato per primo e’ democratico ?

È vero, il tema è complesso. Ma  è anche vero che la politica e la cultura dominante che la permea non sembrano averne preso coscienza; il senso cinico prevale ancora sul senso civico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *