A passo di danza nel cuore dell’Europa

Seguire la propria passione ed affermare il proprio talento apre orizzonti inaspettati. È questa l’esperienza di Federico Berardi, giovane bellariese che non ha temuto di fare scelte importanti e senza dubbio non facili già all’età di 12 anni, quando partì per seguire le lezioni della prestigiosa Accademia dell’Opera di Vienna (si veda il nostro articolo su Il Nuovo n. 19 del 16 dicembre 2016) . Ora, superata la maggiore età, è in forza al teatro di Salisburgo come ballerino di danza classica.

Lo abbiamo potuto vedere peraltro in tv, lo scorso capodanno, in occasione del prestigioso e tradizionale spettacolo di capodanno, mentre il 25 ottobre vi  è stato il debutto ufficiale a Salisburgo, all’interno della Felsenreitschule, teatro noto sopratutto per il festival di musica Salisburghese (Salzburger Festspiele) che ogni anno si svolge al suo interno. Durante il periodo estivo, prima che prendesse il volo per Salisburgo, lo abbiamo raggiunto e intervistato, nella sua residenza di Igea Marina.

Federico, questi ultimi mesi sono stati per te ricchi di novità. Raccontaci.

Lo scorso giugno mi sono diplomato presso l’Accademia dell’Opera di Vienna e allo stesso tempo ho terminato gli studi presso un ginnasio viennese, un liceo scientifico, concludendo così il mio ciclo di studi a Vienna. Tra una settima (al momento dell’intervista eravamo in estate – ndr), esattamente il 16 agosto, inizierò la mia carriera professionale presso il Teatro dell’Opera di Salisburgo.

Un bel risultato. Come sei stato selezionato?

Durante l’ultimo anno di studio si gira per l’ Europa e per  il mondo, per partecipare ad audizioni, nella speranza di essere assunti in qualche compagnia. Ad ogni audizione sono presenti centinaia di persone. Si fa una lezione in cui sono saggiate le tue capacità. Io non ho fatto numerose audizioni, perché ancora impegnato nello studio, ma ho avuto la fortuna di essere stato scelto direttamente dal direttore della mia Accademia, che aveva a disposizione un contratto e ha indicato me. E così sono andato a Salisburgo.

Si apre un periodo piuttosto impegnativo, immagino…

Alle 10 del mattino avrò lezione e finirò alle 17 circa.  Sono le prove per gli spettacoli che andranno in scena. Il teatro ha vari ambiti: l’opera, il balletto, il musical… Io sono nella sezione che riguarda il balletto e metteremo in piedi più di uno spettacolo. Quando inizierà la stagione saremo impegnati la sera e i week end, quindi mi aspetta un grande impegno. Si prevedono tournée all’estero.

Una bella soddisfazione… 

Sì, sono molto contento. Seppure non sia garantito l’andare in scena, perché specie nelle grandi compagnie i posti sono pochi e  molti restano in seconda fila, un po’ come nello sport in panchina.

Da questo punto di vista il fatto che la compagnia di Salisburgo sia numericamente piccola è una fortuna. Avrò più possibilità di ballare, cosa che per me è importantissima.

Durante questo periodo all’Accademia hai già avuto possibilità di calcare la scena, vero?

Sì certo. C’era ogni anno lo spettacolo al Teatro dell’Opera di Vienna, in dicembre presentazioni a Vienna in teatri minori, poi varie tournée. Tra le cose più belle che ho fatto è stato il ballo per il concerto di capodanno a Vienna, il tradizionale concerto trasmesso in Eurovisione.

Non è solito che questo accada…

È stata un’occasione unica. Per il 150esimo del Danubio blu, il celebre Valzer di Strauss, hanno voluto proporre qualcosa di innovativo ed hanno implicato il nostro corpo di ballo. Sono state selezionate tre coppie e ho avuto questa opportunità di ballare in diretta, in sala. È stata una sorpresa per tutti.

Che sensazioni si prova a salire su palchi così importanti?

All’inizio non vorresti salire. C’è come una paura che ti spinge a fuggire, ma come si sale scatta come una magia. A quel punto ci sei solo tu e la musica che ti rapisce. Inoltre le prove svolte sono tantissime e questo permette di muoversi senza neppure pensare. I movimenti sono oramai parte di te, per cui tutto diventa più facile.

In questi anni lontano da casa, in una città come Vienna, cosa hai provato? 

Ho imparato ad essere indipendente da subito, grazie alla necessità di dover viaggiare in aereo da solo e di dover gestire il mio tempo in maniera proficua tra scuola e accademia. Accanto a questo ho stretto amicizie molto forti, anche perché tra viaggi, tournée e prove si passa tanto tempo assieme. Vienna è una città di 2 milioni di abitanti e può spaventare pensare di vivere lì. Poi in realtà le cose sono diverse. L’ho trovata molto vivibile. Già a gennaio del primo anno prendevo la metro da solo a dodici anni. È stata un’ottima esperienza. Non è un caso che Vienna sia riconosciuta, da ben otto anni, come la città con il tasso di vivibilità più alto del mondo.

Infine, cosa è per te la danza? Che esperienza è per te personalmente?

La danza mi permette di crescere continuamente, di superare i miei limiti, di sentirmi continuamente al lavoro su di me. Inoltre, essendo un’arte, non si hanno confini. Si può andare oltre, permette di interpretare, di osare nuove prospettive. In un certo senso la danza è una sfida alle leggi della fisica. Da una parte c’è il controllo del proprio corpo, che deve essere perfetto. In questo senso si avvicina ad uno sport.  Ma d’altra parte c’è la creatività e in tal senso devi raggiungere una espressività che può essere solo tua. La danza chiede la mia libertà e la mia creatività. È una sfida continua.

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