Presentata alla Camera un’eccellenza di Sol et Salus: il progetto Phoenix

Sul nostro territorio si trovano eccellenze di cui non sempre ci accorgiamo. Così è per il progetto che si sta realizzando presso l’Ospedale accreditato Sol et Salus, realtà che si situa al confine del nostro territorio comunale e che da sempre è un importante riferimento per tutti i bellariesi ed igeani.

Mercoledì 18 ottobre il dottor Davide Mazzoli, direttore del Gait & Motion Analysis Laboratory (laboratorio di analisi del movimento e biomeccanica) dell’Ospedale Sol et Salus di Torre Pedrera ha partecipato, su invito dell’On. Daniela Sbrollini, vice presidente Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, a un’udienza parlamentare tenutasi a Montecitorio per mostrare come l’innovazione tecnologica possa, se ben indirizzata, aiutare il disabile a migliorare la propria qualità di vita.

È stato presentato il progetto Phoenix che consiste nell’individuazione di potenziali candidati, affetti da lesioni spinali e non deambulanti, all’utilizzazione di un innovativo e tutto italiano esoscheletro. Una struttura da indossare come fosse un vestito, con una certa facilità (un po’ come le imbracature che si usano in montagna, per esemplificare), che permette di camminare seppure piuttosto lentamente e di recuperare molte delle funzioni quotidiane che sembravano del tutto perdute.

L’esoscheletro è stato progettato e viene prodotto e distribuito dall’azienda italiana MES di Roma.

Abbiamo raggiunto il dott. Davide Mazzoli, già noto al Nuovo per alcuni suoi interventi all’interno della rubrica che per mesi il Sol et Salus ha tenuto all’interno del nostro giornale, e lo abbiamo intervistato per capire come sia nato questo progetto e in cosa consista.

Dott. Mazzoli, come è nato il progetto Phoenix?

Il progetto, che si svolge nella nostra sede a Torrepedrea all’interno dei laboratori al primo piano di cui sono responsabile, nasce dalla mia passione per la tecnologia che mi ha portato a conoscere questa realtà italiana che aveva messo in commercio un esoscheletro finalmente in termini in qualche modo abbordabili per i pazienti.

Cosa intende?

Esoscheletri ne sono prodotti da tempo all’estero, in particolare negli Stati Uniti. Sono strumenti che raggiungono cifre che vanno dai 70 ai 120mila euro e indirizzati soprattuto agli ospedali. La produzione italiana di MES invece ha il pregio di avere costi più contenuti. Di qui la mia idea di indirizzare lo strumento direttamente ai pazienti, selezionandoli e formandoli adeguatamente. Sol et Salus, che vanta un know how all’avanguardia nel campo della riabilitazione,  sarebbe intervenuta proprio in questa fase. Nata questa idea, ho preso contatto via Skype con i dirigenti di MES e dopo ulteriori incontri siamo partiti.

Quindi MES ha progettato e produce l’esoscheletro e voi lo applicate ai pazienti. Ci spiega come avviene questa applicazione?

Come avevo pensato fin dall’inizio, la prima fase del progetto si svolge nell’istituto riabilitativo Sol et Salus nel quale la selezione dei candidati all’utilizzo dell’esoscheletro viene effettuata da un team di esperti coordinati da me. Lo scopo del progetto Phoenix è di far camminare autonomamente, sotto attenta supervisione di esperti, chi ormai da tempo ha perso ogni speranza di potersi rialzare.

Chi è individuato come adeguato fruitore dell’esoscheletro svolge da noi un training di circa 15 giorni, all’interno del quale può imparare ad usarlo e verificare se riesce a convivere con lo strumento, mentre noi verifichiamo i benefici che l’esoscheletro apporta al paziente. Inoltre noi istruiamo il paziente al corretto utilizzo delllo strumento. Se tutto va a buon fine, il paziente può acquistare l’esoscheletro da MES e utilizzarlo nella vita quotidiana.

Quindi l’idea è non solo un’attività per migliorare la mobilità degli arti, ma dare uno strumento che permetta di vivere il quotidiano con altre prospettive?

Esatto. Il mio obiettivo, quello che ho colto nella presenza di questo strumento italiano, è la possibilità di dare autonomia a pazienti che non la possiedono più. Alla Camera abbiamo mostrato il funzionamento dell’esoscheletro, grazie alla presenza di una paziente che si è prestata allo scopo. Una ragazza che non ha più l’uso delle gambe e che è rimasta in piedi durante la conferenza per un quarto d’ora ed ha dimostrato di sapersi muovere in autonomia.

 

Che risposta avete avuto?

L’idea ha avuto un buon riscontro. Oltre alla presentazione alla Camera, seguita in diretta da Radio Radicale,  abbiamo già alcuni pazienti che verranno ad inaugurare questo nuovo filone di ricerca. Sono pazienti che vengono dall’Italia e dall’Europa. Con loro daremo inizio a un processo che è di grande significato innovativo e che spero cresca al punto da far rientrare questi strumenti nei supporti medicali coperti dal Servizio Sanitario Nazionale.

L’udienza alla Camera dei deputati. In primo piano il dott. Davide Mazzoli

Malgrado l’abbattimento di costi che MES ha sapientemente operato, infatti, ancora si parla di cifre importanti. Diffondere questa nuova opportunità per i pazienti destinati altrimenti all’immobilità è il mio obiettivo, diciamo il mio sogno, in forza dei grandi benefici che possono rilevarsi per i pazienti e che stiamo appunto studiando al Sol et Salus.

Ci dica meglio quali sono i benefici…

I vantaggi nell’uso di un esoscheletro sono innumerevoli: il movimento è terapeutico. Pensiamo a una persona destinata a stare seduta per tutta la vita in una carrozzina; poter camminare per una o due ore in un ambiente “naturale” deospedalizzato ha innumerevoli effetti positivi sulla stimolazione delle capacità motorie residue, sull’autonomia e sulla prevenzione dei danni terziari. Le conseguenze “emozionali” sono importantissime: l’atto del “camminare”, che nell’immaginario comune rappresenta la libertà, per un paziente paraplegico è fonte di una “tempesta emozionale” di tale forza da avere effetti positivi sia sulla sua motivazione sia sulla sua autostima.

La tecnologia al servizio dell’uomo, anche da un punto di vista non solo strettamente medico, dunque.

Esatto. Con il progetto Phoenix, la tecnologia diviene un vero e proprio esempio di “estensione” di noi stessi che ci consente di raggiungere obiettivi altrimenti irraggiungibili e inimmaginabili.

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